Borgo
migrAzione
Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, Rolando Vigevani e Enrica Amar, si trovano costretti a fuggire dall’Italia per rifugiarsi in Svizzera, per sopravvivere. Consci del fatto che il ribaltarsi dell’Alleanza avrebbe comportato l’inasprirsi delle persecuzioni decidono di oltrepassare il confine senza Tullo, il loro primogenito di appena un anno. Il bambino, lasciato alle cure della balia, Tina Baldi, riuscirà a ricongiungersi alla famiglia solo nel febbraio del 1944, grazie all’aiuto del pretore Pellegrino Riccardi che aveva organizzato l’espatrio di tutta la famiglia. Tutti gli strati del nostro paese furono colpiti dalla tragedia della deportazione, del terrore dei lager. Dall’intellettuale all’operaio, all’artigiano, dal più povero al ricco, dal giovane al vecchio stanco e malato, donne, bambini, uomini.
L'IDEA
La leggenda vuole che quando un pettirosso fa capolino alla finestra annunci l’arrivo della stagione fredda e della neve, ma allo stesso tempo l’animale è simbolo della vita che resiste all’inverno, della rinascita e del rinnovamento. Il pettirosso porta con sé speranza, ottimismo, buoni auspici per l’anno nuovo. Un piccolo animale conosciuto per la sua tenacia e forza che gli permettono di sopravvivere a climi impervi e migrazioni chilometriche. Su queste parole è semplice il collegamento della vita dei Vigevani al simbolo del pettirosso posato su un filo spinato per ricordare la loro fuga dal terrore, dividendosi per poi ritornare.

INTERVISTA ALL'ARTISTA
COWart è il tag che nasconde il nome di Claudio Carloni, classe 1980, che già dagli anni novanta vuole andare contro la cornice, “imbrattando” muri della sua città, di notte.